Storia

Il quartiere San Domenico di Udine, che si trova alla periferia ovest della città, nasce come “Villaggio”, intorno agli anni Trenta, dove vennero ad abitare un centinaio di famiglie povere, rimaste senza casa a seguito dello scoppio di una polveriera collocata nel parco dell’Ospedale psichiatrico di S. Osvaldo.

Si venne a costituire, in questo modo, una comunità lontana dal centro cittadino e, molto spesso, emarginata dagli stessi udinesi, che chiamavano gli abitanti di S. Domenico “gli scacciati”. Nel quartiere, le famiglie si organizzarono in una sorta di cittadella autonoma, in cui si svolgevano tutte le attività necessarie alla comunità e si sviluppò un forte senso di collettività e di unione, rispetto ai problemi emergenti. Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, sul confine di Via Martignacco, sorse il complesso di edilizia popolare “Villaggio del Sole”.

  • Prime "casette popolari minime" del nuovo Villaggio San Domenico (1931)

I quartieri, in particolare San Domenico, hanno visto, nel corso del tempo, una massiccia assegnazione di alloggi popolari da parte dell’attuale Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale (ATER, ex IACP).

A partire dagli anni Ottanta, si è via via consolidata una fama piuttosto negativa della zona, soprattutto a causa del diffondersi di problematiche legate allo spaccio e all’uso delle sostanze stupefacenti, ma anche allo svilupparsi di stereotipi e pregiudizi negativi.

Ad oggi, la realtà sociale dei due quartieri è piuttosto variegata: accanto a famiglie funzionali e ragazzi ben inseriti nella comunità, esistono sacche di disagio e malessere sociale rilevanti, che creano un elevato rischio di frammentazione e marginalità sociale. È consistente la presenza di famiglie immigrate in situazioni di svantaggio sociale e di adolescenti con comportamenti inadeguati, insuccessi scolastici e forte rischio di abbandono scolastico. Si riscontrano, inoltre, alcuni episodi di microcriminalità, consumo di sostanze stupefacenti, violenze domestiche.

Il quartiere San Domenico, però, si è da sempre contraddistinto per il suo impegno nel sociale e per l’attenzione e la cura alle diverse condizioni di persone e gruppi; sul territorio, infatti, sono presenti la “Comunità Piergiorgio”, per le persone con disabilità, la “Casa dell’Immacolata”, fondata da Don Emilio De Roja, figura chiave nella storia del quartiere e padre della comunità, dapprima per ragazzi orfani, e oggi in grado di accogliere minorenni stranieri non accompagnati, adulti in pronta emergenza e dare supporto alla lotta alla dipendenza da alcol. È presente, nelle vicinanze, anche il Centro di Salute Mentale. Inoltre, anche la parrocchia di San Domenico, e il suo parroco Don Franco, è da sempre molto impegnata nel favorire l’inclusione sociale e combattere le diverse forme di disagio.

Per circa vent’anni, il quartiere aveva ospitato anche il Centro di aggregazione giovanile “Poliedro”, un servizio comunale aperto cinque giorni su sette, che rappresentava un’iniziativa estremamente importante per i ragazzi del quartiere in un’ottica, anche, di prevenzione del disagio sociale. Questo, infatti, era un punto di riferimento per i ragazzi dagli undici ai venticinque anni, il cui scopo era offrire ai giovani un’alternativa alla strada, creando aggregazione ed incontri tematici. A causa dell’impossibilità di mantenere attivo il servizio, nel 2014, il “Poliedro” è stato chiuso, lasciando un vuoto profondo nei molti ragazzi che lo frequentavano. Da qui, l’idea di creare l’Associazione Get Up che, pur avendo una sua specifica impronta, vuole rapportarsi in termini collaborativi e di interazione con le realtà del quartiere, il territorio e le istituzioni cittadine.